martedì 6 novembre 2007

Scrivere su un corporate blog - parte 2 - Parlare in prima persona

Tra i benefici che un corporate blog può portare all'azienda c'è la trasmissione verso l'esterno del suo volto umano. Questo avviene attraverso la pubblicazione di messaggi in cui l'autore si esprime in prima persona, un registro molto differente da quello tipico dei comunicati stampa, nei quali si cita l'azienda come terza. Nei corporate blog, dunque, l'azienda (dovrebbe) parla(re) attraverso i suoi dipendenti; ma questi, come devono farlo? Meglio che l'autore parli in quanto singolo individuo o in quanto membro di un gruppo? Ovvero, meglio parlare in prima persona singolare o al plurale?
Premesso che le persone passano e l'azienda resta, dare un taglio troppo personale ad un blog aziendale potrebbe essere un errore. Il caso Virgin Digital, citato in questo blog qualche tempo fa, potrebbe far riflettere. In quel caso, infatti, il blog aziendale divenne luogo di dissenso di un dipendente verso l'azienda, attraverso un post successivamente rimosso. Inoltre, l'allontanamento di un blogger, per scelta sua o dell'azienda, potrebbe essere visto dai lettori come una grave mutilazione.
Tuttavia, è anche vero che la presenza di individui con forte carisma potrebbe fare da traino al blog.
Una soluzione interessante sembra quella adottata dal blog di Google, preso in considerazione anche nel post precedente, dove l'utilizzo della prima persona singolare è raro (1 post su dieci). I dipendenti parlano come singoli individui nei post in cui descrivono il loro ruolo in azienda, mentre nel resto dei post difficilmente si legge un punto di vista personale. A farlo più spesso è Stefano Hesse, Corporate Communications & public affairs manager, il quale, ricoprendo un ruolo autorevole, rappresenta in toto l'azienda.

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