martedì 22 gennaio 2008

Italia.it chiude: The page cannot be found

Si è conclusa lo scorso 18 gennaio l'agonizzante permanenza sul web di Italia.it, portale nato con lo scopo di rilanciare il turismo nel nostro paese e morto, meno di un anno dopo, tra infinite polemiche e milioni di euro bruciati. Probabilmente il più grande fallimento della storia del Web, ottenuto dalla più grande azienda del nostro paese: lo Stato Italiano.


Per chi non conoscesse la vicenda, ecco una breve cronostoria:

Marzo 2004. Il Ministro per l'Innovazione e la Tecnologia Lucio Stanca inizia i lavori.

Maggio 2004. Vengono allocati i fondi per il portale. 45 milioni di euro in tre anni. 20 per la realizzazione del portale, 25 per i contenuti.

Luglio 2005. I lavori sono affidati ad un consorzio temporaneo di impresa costituito da IBM, ITS e Tiscover.

Marzo 2006. Dei 25 milioni per i contenuti, 21 andranno alle regioni, 4 per i contenuti di interesse nazionale.

Febbraio 2007 - 1. A distanza di un giorno l'uno dall'altro, vengono presentati logo e portale dal Presidente del Consiglio Prodi, subentrato da quasi un anno a Berlusconi. Neanche il tempo di metterlo online e fioccano le polemiche. Il portale è nato già vecchio: "Un'impostazione a tabella (già superata dai moderni linguaggi stilistici Css), troppe animazioni e filmati che rallentano il caricamento e bloccano i contenuti. Troppi clic per arrivare alle pagine interne, passaggi inutili che allontanano il sito dai primi posti nei motori di ricerca".

Febbraio 2007 - 2. Nascono alcuni movimenti dal basso per ricostruire il portale: Ritalia.eu e "Progetto David".

Aprile 2007. Dopo le innumerevoli polemiche, il Ministro Luigi Nicolais annuncia la creazione di una commissione d’indagine sul progetto italia.it.

Ottobre 2007. Rutelli dichiara che sarebbe meglio chiudere il portale.

Gennaio 2008. Italia.it non è più sul web. I soldi spesi in tutto sarebbero 35,9 milioni di euro, suddivisi così:

- 9,6 milioni (appalto a RTI IBM/ITS/Tiscover per realizzazione piattaforma tecnologica, IVA compresa)
- 1,237 milioni per spese appalto, studio di fattibilità e altre incombenze preliminari
- 21 milioni alle regioni per contenuti (attualmente in fase di assegnazione)
- 2,1 milioni dalle regioni per contenuti (idem)
- 2 milioni per promozione del portale


Per chi volesse approfondire ulteriormente la questione, consiglio vivamente la lettura del blog Scandalo Italiano, dal quale sono state raccolte molte notizie per la redazione di questo post.

I nostalgici, invece, potranno ammirare ancora il portale, grazie ad una replica realizzata da Marco Pugliese ed ancora visitabile a questo indirizzo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

prima si bruciavano soldi per strade, scuole, ospedali...mai completati e abbandonati. Adesso pure sul Web fanno guai.

alessandro ha detto...

Ciao Domenico!

La cosa peggiore è che sta diventando normale.. :(