Probabilmente molti di voi hanno già sentito parlare della strana comunicazione aziendale di TopHost, impresa italiana, fornitrice di servizi hosting, con circa trentamila clienti.
La storia. Tutto ha inizio Il 20 agosto scorso, quando TopHost pubblica sulla propria newsletter un lungo post, all'interno del quale sbeffeggia i blogger che si sono lamentati dei loro disservizi. Nel giro di poche ore, decine di blogger, indegnati per i toni utilizzati dall'azienda, scrivono post su post, i quali, a loro volta, ricevono decine di commenti. TopHost non sta a guardare ed interviene nelle conversazioni della rete, portando avanti le sue idee ed affrontando i blogger. Il 22 agosto intervenendo sul blog hosting talk l'azienda ci tiene a precisare che il comunicato al centro delle discussioni "scaturusce da un lungo brainstorming estivo" e che, dunque, non si trattava di uno sfogo. Inoltre, due giorni dopo, ringraziava quanti avevano parlato "in modo intelligente" dell'accaduto, attraverso una seconda mail, approfittandone per dare una stoccata ad alcuni concorrenti, colpevoli di aver acquistato la parola chiave "tophost" su Google per pubblicizzarsi alle loro spalle. Tra coloro che hanno commentato quest'ultima mail, alcuni si dicono stufi di ricevere notizie inutili sulla newsletter. TopHost li etichetta come "gruppetti più o meno organizzati che 'sparano a zero' nei nostri confronti", termini già utilizzati nella prima mail. Insomma, si continua a suon di polemiche.
Considerazioni. Quello che appare evidente, in una situazione piuttosto caotica, è che TopHost ha sfruttato la celebrità di alcuni blogger per aumentare la propria visibilità. Il tono arrogante, col quale recensiva gli stessi blogger, ha rafforzato il coinvolgimento della gente, solidale con gli interessati. Per giorni non si è parlato d'altro ed in molti, tra cui il sottoscritto, sono venuti a conoscenza per la prima volta della loro esistenza. Tanta pubblicità gratuita, quindi, ma è stato davvero utile? Se ne è parlato tanto, ma se ne è parlato, soprattutto, male. Non resta che aspettare i prossimi sviluppi..
La storia. Tutto ha inizio Il 20 agosto scorso, quando TopHost pubblica sulla propria newsletter un lungo post, all'interno del quale sbeffeggia i blogger che si sono lamentati dei loro disservizi. Nel giro di poche ore, decine di blogger, indegnati per i toni utilizzati dall'azienda, scrivono post su post, i quali, a loro volta, ricevono decine di commenti. TopHost non sta a guardare ed interviene nelle conversazioni della rete, portando avanti le sue idee ed affrontando i blogger. Il 22 agosto intervenendo sul blog hosting talk l'azienda ci tiene a precisare che il comunicato al centro delle discussioni "scaturusce da un lungo brainstorming estivo" e che, dunque, non si trattava di uno sfogo. Inoltre, due giorni dopo, ringraziava quanti avevano parlato "in modo intelligente" dell'accaduto, attraverso una seconda mail, approfittandone per dare una stoccata ad alcuni concorrenti, colpevoli di aver acquistato la parola chiave "tophost" su Google per pubblicizzarsi alle loro spalle. Tra coloro che hanno commentato quest'ultima mail, alcuni si dicono stufi di ricevere notizie inutili sulla newsletter. TopHost li etichetta come "gruppetti più o meno organizzati che 'sparano a zero' nei nostri confronti", termini già utilizzati nella prima mail. Insomma, si continua a suon di polemiche.
Considerazioni. Quello che appare evidente, in una situazione piuttosto caotica, è che TopHost ha sfruttato la celebrità di alcuni blogger per aumentare la propria visibilità. Il tono arrogante, col quale recensiva gli stessi blogger, ha rafforzato il coinvolgimento della gente, solidale con gli interessati. Per giorni non si è parlato d'altro ed in molti, tra cui il sottoscritto, sono venuti a conoscenza per la prima volta della loro esistenza. Tanta pubblicità gratuita, quindi, ma è stato davvero utile? Se ne è parlato tanto, ma se ne è parlato, soprattutto, male. Non resta che aspettare i prossimi sviluppi..
2 commenti:
Dopo quello che è accaduto e delle offese di cui mi sono sentito parte offesa ho cambiato provider verso altri lidi più sereni, tranquilli e con meno problemi tecnici.
Figurati se devo affidare il mio sito web a degli adolescenti che sono stati abituati dai loro genitori a sentirsi dire sempre "Si!".
anche io ho buttato 10 euro, ma non mi rivedranno più!
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